SULLA MIA CITTA', INFANZIA FELICE e UN PO' di TARKOVSKIJ



Il pioppo d'argento è in fiore,
la centifoglia e dietro a lei
le rose rampicanti,
l'erba lattescente.

Non sono mai stato
piú felice di allora.
. . . . . . . . . . . . . . .
Là non si può ritornare
e neppure raccontare
com'era colmo di beatitudine
quel giardino di paradiso.

(“Una bianca bianca giornata” Arsenij Tarkovskij)







       Oggi vorrei cominciare con due bellissime foto fatte con la Polaroid dal geniale e unico Andrej Tarkosvkij. Oltre ad essere un Regista con la R maiuscola, lui era e rimane per me un fotografo straordinario che tramite i suoi scatti è riuscito a trasmettere la bellezza della natura russa. 

 
     Dedicherò senz'altro un post esclusivamente a Tarkovskij, perché io ammiro i suoi film e la sua fortissima personalità. Adesso però vi vorrei parlare un po’ della mia città natale. Vi chiederete perché allora Tarkovskij? Cosa c’entra? Ve lo spiego. Oggi sfogliando un libro con le sue foto, guardando le immagini delle casette e la natura russa presenti sulle sue Polaroid mi è venuta nostalgia e la voglia di raccontare un po’ dei luoghi in cui sono nata e cresciuta. 
     Prima di venire a Verona ho trascorso la mia infanzia e l’adolescenza ad Istra, una città che si trova ad ovest di Mosca. Fondata nel 1589 con il nome di Voskresens, dal nome della chiesa chiamata Voskresenija Christova (la Resurrezione di Cristo). Risale al 1930 l'ultima ridenominazione, Istra, come  il fiume che ci scorre. Questa cittadina è famosa sopratutto per il suo monastero "Nuova Gerusalemme", meta di pellegrinaggio ogni anno di tantissimi fedeli ortodossi.



       Ad Istra visse e lavorò (fu anche dottore) il famosissimo drammaturgo  russo Anton Chechov, che aveva scritto tantissime pièce che ancora oggi vengono messe in scena e hanno grande successo in tutto il mondo.

      Ma per me questa città è soprattutto il posto nel quale ho trascorso il periodo più felice e spensierato della mia vita, la mia infanzia e adolescenza. La città che mi ha regalato le mie amiche del cuore, la città dove ho conosciuto felicità e delusioni, il posto dove io imparavo a vivere. Ad Istra vivono ancora i miei genitori, mio fratelle e la mia nonna materna, coloro che tengono questo filo che mi lega al mio passato, a quei dolci ricordi che scaldano il cuore quando ritornano. 

       La Russia la cominci a sentire già dall’aereo, quando man mano avvicinadosi alla pista di atterraggio vedi i boschi immensi di colore verde d’estate, fortemente dorati d’autunno e coperti dalla neve d’inverno. Dopo scendi dall’aereo e ti vengono le lacrime agli occhi perché capisci che sei finalmente a casa. Dopo prendi il taxi e via per le strade enormi della bellissima Mosca che ti portano verso casa tua.

     E là, a casa dei miei, mi accolgono i profumi che pensavo di aver già dimenticato ma una volta sentiti mi fanno venire brividi e involontariemte mi buttano indietro, nel passato. I profumi dei lamponi e delle fragoline di bosco così dolci e così buoni come non trovi da nessuna parte, i profumi della sera estiva, i sapori del tè fumante della nonna. 


 

 Le betulle avvolte nella luce estiva mattutina oppure l'acero con le foglie gialle che ti ricorda che ormai è autunno.


      Tutto questo ormai è diventata una storia, la storia della mia infanzia felice. Come diceva Tarkovskij “La mia infanzia la ricordo molto bene. Per me è il periodo più importante, sono gli anni importantissimi della mia vita. Le impressioni dell’infanzia sono importanti per il mio futuro, per il periodo in cui sono diventato grande”.

 


 

.

Commenti

Post popolari in questo blog

La ricetta di blini

Cosa unisce Andrej Tarkovskij alla Toscana?

Bevande "calde" russe