Cosa unisce Andrej Tarkovskij alla Toscana?
Un giovane, ai margini della strada,
fa
l'autostop. Alza un braccio.
Nessuno
si ferma.
Ha
l'aria triste, è biondo.
Mi
ricorda il mio Tjapa*.
Anche
lui crescerà, diventerà adulto
e
soffrirà la solitudine.
(Andrej
Tarkovskij "Luce istantanea"
*Tjapa -
soprannome del figlio del regista)
Una
delle regioni più belle, conosciute e spettacolari, la bellissima Toscana. Ne vorrei parlare proprio oggi, allontanadomi un po' dai ricordi diretti del mio Paese.
La Toscana ha dato alla cultura numerosissimi artisti che continuano ad
influenzare anche oggi l'arte e la letteratura non solo quelle italiane ma di
tutto il mondo. Ma la Toscana ha saputo anche accogliere, dare l'ispirazione e un alloggio
ad artisti che contro la propria volontà un giorno dovettero andare via dai
propri Paesi, lasciando alle spalle tutto quello che amavano. Mi riferisco in particolare al
grandissimo regista russo, Andrej Tarkovskij. Per me i suoi film rimangono
sempre puri capolavori, lui era ed è un pittore che "disegnava" i
propri film. Un giorno il regime sovietico capì o, meglio dire, non capì tutto quello che creava il regista. Per questo Tarkovskij lascia la Russia e viene nel Belpaese, prima per cercare luoghi dove creare nuovi capolavori e dopo per rimanere qui, in Italia, dove aveva trovato una casa
propria e anche degli amici. Uno di loro era Tonino Guerra. Nonostante tutto
Tarkovskij continuava a trasmettere nei propri film (anche quelli fatti fuori
dalla Russia) una solitudine profonda, una nostalgia indescrivibile per la
propria terra, che può capire solo uno che vive lontano dai posti dove era
nato, avvolto nei ricordi della propria giovinezza.
"L'Italia è la mia seconda patria. Perché solo qui ho
trovato il caos, che avevo perso in Russia" scriverà Andrej Tarkovskij nei
suoi diari.
Dopo il regista scriverà anche sulla Toscana: "Il cielo è pieno di nuvole bianche, leggere, simili ai disegni di fuoco d'artificio. Le loro ombre scivolano sulle colline fondendosi con le ombre degli alberi. Questa alternanza di luce e di ombra sulla superficie liscia delle colline, come onde del mare che si spingono l'una dopo l'altra fino all'orizzonte, sembra il respiro della vita stessa, il ritmo solenne della natura, pieno del frinire delle cicale e della luce abbagliante del sole nei momenti in cui spunta dalle nuvole. Questa terra arata di Toscana, percorsa dalle ombre delle nuvole è bella quasi come sono i miei boschi, le mie colline, i miei campi, lontani, russi, antichi, irraggiungibili ed eterni".
MONTERCHI. MADONNA DEL PARTO
Dopo il regista scriverà anche sulla Toscana: "Il cielo è pieno di nuvole bianche, leggere, simili ai disegni di fuoco d'artificio. Le loro ombre scivolano sulle colline fondendosi con le ombre degli alberi. Questa alternanza di luce e di ombra sulla superficie liscia delle colline, come onde del mare che si spingono l'una dopo l'altra fino all'orizzonte, sembra il respiro della vita stessa, il ritmo solenne della natura, pieno del frinire delle cicale e della luce abbagliante del sole nei momenti in cui spunta dalle nuvole. Questa terra arata di Toscana, percorsa dalle ombre delle nuvole è bella quasi come sono i miei boschi, le mie colline, i miei campi, lontani, russi, antichi, irraggiungibili ed eterni".
MONTERCHI. MADONNA DEL PARTO
Un capolavoro
cinematografico che porta il nome "Nostalghia", è una produzione del 1983. Tra i temi ci sono la separazione fisica dalle altre persone, dai posti amati
e vissuti oppure il confine tra qui e là. Ognuno troverà il suo. Il regista con
questo suo film cerca di tirare fuori dai spettatori quel sacro che hanno dentro e, forse a volte, non se ne accorgono neanche di avere. Nei primi
istanti del film davanti agli nostri occhi appare un bellissimo affresco, la "Madonna del Parto" realizzato da Piero della Francesca nel periodo
1455 - 1465.
Si trova nella piccola cittadina Monterchi, in provincia di Arezzo, proprio al confine con l'Umbria. Dal 1927 al 1939 faceva infatti parte della Umbria ed era un comune della provincia di Perugia. La città stessa si può visitare in 15 minuti, è davvero minuscola. Ma quelli che vengono qui, lo fanno con un solo obbiettivo: vedere con i propri occhi il bellissimo affresco.
"Io facevo
tutto possibile per realizzare il sogno di Andrej. Lui voleva a tutti costi
vedere la Madonna del Parto nella cappella del cimitero di Monterchi"
scrive nel suo diario Tonino Guerra.
BAGNO
VIGNONI
Nel 1982 Andrej Tarkovskij, esule da alcuni anni
in Toscana, ambientò a Bagno Vignoni molte scene del film Nostalghia che l'anno
successivo vinse il Grand Prix du cinéma de création al Festival di Cannes.
Ricorda Tonino Guerra sulle pagine del diario sul viaggio in Italia insieme a Tarkovskij: "Siamo venuti a Bagno Vignoni, magnifica cittadina medievale, dove la piazza centrale è la piscina quadrata, che fuma e copre con il proprio vapore tutte le case vicino. Di questo posto ci ha parlato Fellini, che ci veniva ogni sera e immergeva i piedi nell'acqua della piscina. Questo posto è stato scelto subito per la ripresa del film. Anche Tarkovskij si tolse le scarpe immergendo i piedi nell'acqua ".
La cittadina si trova nel cuore della Val d'Orcia,
sulle colline da dove la mattina presto si apre una vista mozzafiato sui
dintorni, avvolti nella nebbia leggera. La popolazione della città è di soli 30
abitanti.
Al centro della
città, agli occhi dei visitatori, si apre quella famosa piscina quadrata di
acqua termale, costruita nel XVI secolo, dove si uniscono le sorgenti
sotterranee. Queste terme erano dedicate a Caterina di Siena e Lorenzo De
Medici. Proprio dentro questa piscina l'attore russo Yankovskij recita una
delle scene più importanti del film "Nostalghia": nella piscina vuota
lui cammina con la candela in mano da un bordo all'altro.
Ricorda l'amico di
Tarkovskij, Tonino Guerra: "In particolare mi ha stupito la stanza
nell'albergo, dove Tarkovskij alloggiava. Le finestre guardavano un muro vuoto,
e nella stanza c'era tantissimo spazio che portava giù, nel vuoto
lasciato per costruire l'ascensore. E Tarkovskij commenta: "Questo vuoto
spaventoso mi ha convinto definitivamente, che il film lo devo fare proprio
qui".
FIRENZE, VIA SAN NICCOLO 91
Qui, nel cuore pulsante della
Toscana, Tarkovskij visse gli ultimi tre anni della sua vita (dal 1983 fino al
gennaio del 1986). Qui nell'appartamento di via San Niccolò 91 finisce i
suoi ultimi film "Nostalghia" e "Sacrificio" (il testamento
spirituale del regista); sempre qui aspetta il suo figlio amato, Tjapa, che il
governo sovietico non lascia uscire dal proprio paese. "Firenze è una
città che ridà delle speranze" scrive nel diario Tarkovskij. E Firenze a
sua volta risponde "Tarkovskij è quello che aveva visto l'angelo".
Nel 1983 il sindaco di Firenze regala a Tarkovskij l'appartamento in via San
Niccolò, 91. Adesso sulla porta d'ingresso del portone, dove viveva il grande
regista, c'è la targa commemorativa con la scritta "Andrej
Tarkovskij regista sublime di un cinema spirituale esule a Firenze, in questa
casa passò gli ultimi anni della sua vita ospite e cittadino onorario della
città di Firenze" (29 dicembre 2006).
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